Ideato da Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, un monologo nato dal desiderio di raccontare le storie tragiche delle traversate che i migranti tentano dal nord Africa verso le coste italiane.
Data: 17 GIUGNO 2021 dalle 21:45 alle 23:00
Luogo: Piazza Maggiore (accesso alla piazza entro e non oltre le 21.15 con prenotazione obbligatoria)
Tipo: La Soffitta
Di: Marco Martinelli | Ideazione: Marco Martinelli, Ermanna Montanari| Regia: Marco Martinelli | In scena: Alessandro Renda | Musiche originali eseguite dal vivo: Enzo e Lorenzo Mancuso | Spazio, luci, costumi: Ermanna Montanari, Enrico Isola | Sartoria e capi vintage: Laura Graziani Alta Moda, A.N.G.E.L.O. | Direzione tecnica: Enrico Isola | Tecnico del suono: Andrea Villich | Realizzazione scene squadra tecnica Teatro delle Albe: Fabio Ceroni, Luca Fagioli, Danilo Maniscalco, Dennis Masotti con il contributo di Amir Sharifpour (Opera Ovunque) | Coproduzione: Ravenna Festival, Teatro delle Albe-Ravenna Teatro | Col patrocinio di: AMNESTY INTERNATIONAL
Con il supporto di: Alma Mater Studiorum - Università di Bologna, Ministero della Cultura, Regione Emilia Romagna
In collaborazione con: DAMSLab, La Soffitta, Comune di Bologna, Centro Internazionale di Studi Umanistici “Umberto Eco”, Associazione Almae Matris Alumni
Per partecipare all'evento in presenza, nel rispetto delle norme di sicurezza anti-covid, è obbligatoria la prenotazione on line. Prenotata il tuo post on line!
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Rumore di acque è tratto dall’intenso poemetto di Marco Martinelli, ideato insieme a Ermanna Montanari, con Alessandro Renda, nella versione con le musiche dal vivo dei Fratelli Mancuso. Lo spettacolo del Teatro delle Albe rientra nel focus che DAMS50 dedica a Marco Martinelli, ex-alunno del corso di laurea, al quale il programma ha dedicato tre incontri online a maggio e un laboratorio aperto agli studenti del DAMS previsto dal 18 al 24 ottobre.
Rumore di acque nasce nel 2010 dalla penna del regista e drammaturgo Marco Martinelli, dopo un lungo tempo trascorso in Sicilia, a Mazara del Vallo, ad ascoltare le agghiaccianti storie delle traversate che i migranti tentano dal nord Africa verso le coste italiane, molto spesso con esiti tragici. Al centro del monologo, un generale demoniaco in un’isola vulcanica in mezzo al Mediterraneo, una figura non umana che viene attraversata da un popolo di voci e di volti che lo assediano: sono i dispersi in mare, che gridano per essere "ricordati”. Solo su quella fantomatica isola sperduta, il generale è lì per cercare di tenere i conti, per ridurre a un freddo registro di numeri l’ecatombe di quelle migliaia di corpi, annegati in mare nel tentativo di raggiungere l’Europa. Ma i conti non tornano mai e ancora, dopo dieci anni, non possiamo dirci innocenti davanti a quei morti che non devono essere ridotti a un elenco di numeri insignificanti.
Il generale monologante (interpretato da Alessandro Renda) è una specie di "medium" attraversato da un popolo di voci e di volti che lo assediano: il popolo degli annegati, quello che neanche la sua indole burocratica riesce a ridurre a mero elenco di numeri, a “statistica”. Quel popolo di scomparsi che si rende presente attraverso di lui: lui malgrado.
«Ho scritto e diretto Rumore di acque – ricorda oggi Marco Martinelli – dopo alcuni anni passati in Sicilia, presentandolo poi per la prima volta all'interno di Ravenna Festival 2010. Una volta arrivati a Mazara del Vallo, le notizie sui naufragi che sentivamo ogni giorno dai telegiornali presero un’altra consistenza. Quel mare era lì, davanti a noi. L’Africa la vedevamo davvero, in lontananza. E il conteggio di quei numeri... suscitavano un effetto simile ai numeri del Coronavirus di oggi. Ogni giorno le statistiche venivano aggiornate, ogni giorno la televisione informava sul numero dei sommersi e dei salvati. Lo spazio dove lavoravamo era un ampio cortile nella sede della Caritas, e a gestirlo, in relazione col vescovo, era un prete, Don Fiorino, che offriva accoglienza ai migranti. Fu lui a parlarci, con discrezione, delle vite drammatiche di quegli esuli, e così nacque in me il desiderio di ascoltare le loro storie, l’idea di scrivere attorno a quella tragedia. Non sapevo cosa, sentivo di doverlo fare, punto».
Dal 2010, il testo ha avuto grande risonanza in Italia e all’estero, assumendo corpi e lingue diverse: in Francia, tradotto da Jean-Paul Manganaro, in Germania, in Romania, negli Stati Uniti, da Chicago a New York all’Oregon, e poi in Brasile, in Cile e, in una singolare edizione “corale” per Mons capitale europea della cultura 2015, nella versione con le musiche dei Fratelli Mancuso. In dieci anni Rumore di acque è stato tradotto in nove lingue (inglese, francese, tedesco, romeno, spagnolo cileno, portoghese, bulgaro, wolof e spagnolo) e ne sono stati fatti innumerevoli nuovi allestimenti, riprese, adattamenti, letture e “mises en espace”. Recentemente è stato ripubblicato con Salmagundi in Drammi al presente: Salmagundi-Rumore di acque (editoria&spettacolo, 2020), con la cura di Gerardo Guccini.
Piazza Maggiore, Bologna