A inaugurare il Festival NipPop 2023 – Japan on the Road, un evento speciale in memoria di Pio D’Emilia, giornalista e reporter dall’Asia per più di quarant’anni e prezioso amico di NipPop, scomparso prematuramente lo scorso 7 febbraio.
Data: 07 GIUGNO 2023 dalle 18:30 alle 21:00
Luogo: Via del Baraccano, 2, 40124 Bologna BO
Tipo: Giappone
Acuto, provocatore, avanguardista, Pio ha raccontato il Giappone agli italiani sin dagli anni Ottanta, gli anni del boom economico, passando per l’esplosione della bolla e la crisi successiva. Primo giornalista straniero a mettere piede nella zona chiusa di Fukushima dopo il triplice disastro del Tōhoku, lo ricordiamo anche per la sua impareggiabile analisi Tsunami Nucleare.
A condividere con noi ricordi e aneddoti su Pio D’Emilia, figura unica, imprevedibile e iconoclasta, saranno con noi due giornalisti e amici di lunga data: Stefania Viti e Antonio Moscatello, insieme a Paola Scrolavezza, Marta Fanasca e Antonio Fiori (UniBo) e Alberto Bradanini, ex-ambasciatore a Pechino.
A seguire, verrà proiettato, in un’esclusiva versione in lingua originale con sottotitoli e voce narrante in italiano, Nu Guo. Nel nome della madre, il primo documentario a cui Pio ha lavorato insieme alla regista Francesca Rosati Freeman. Interverrà Valeria Zanier, docente di Lingua e linguistica cinese presso l’Università di Bologna.
I Moso, una minoranza etnica di circa 40 mila persone, vivono in vari villaggi attorno al Lago Lugu, nello Yunnan (Cina), ai piedi dell’altopiano tibetano. La loro è una società egualitaria di tipo matrilineare. È la dabu, cioè la donna anziana, che guida la famiglia e tutti i suoi discendenti portano il cognome materno. Questo sistema familiare non contempla il matrimonio né la convivenza. Non vi è alcun riconoscimento giuridico della paternità, il padre può avere con i propri figli un ruolo affettivo, senza tuttavia poter esercitare diritti o aver obblighi materiali. Questo assetto socio-familiare unito alla pratica del consenso esclude ogni forma di violenza, sia domestica che ‘sociale’. Un messaggio forte e chiaro sull’esistenza di modelli ‘diversi’ di società. Una sfida alla pretesa di universalità della famiglia patriarcale. Dove il femminicidio non esiste, e la parola stessa è intraducibile.