(Varsavia, 17/2/1913 – Parigi, 29/8/1972)
Compositore, direttore d'orchestra, musicologo, teorico e didatta musicale francese di origine lettone-polacca. Trasferito a Parigi attorno al 1930. Il suo precoce interesse per la musica dodecafonica, che caratterizzerà in modo profondo e duraturo il complesso della sua attività, si sviluppò soprattutto attraverso un intenso studio delle partiture di Schoenberg, Webern e Berg e la frequentazione parigina di musicisti tedeschi o austriaci come Rudolf Kolisch, Erich Itor Kahn e Paul Dessau, a vario titolo legati alla seconda Scuola musicale viennese. La pretesa formazione musicale con Webern a Vienna e Schoenberg a Berlino non ha al momento trovato conferme. Contatti personali con Schoenberg avverranno piuttosto tra il 1945 e il 1950 periodo a cui risale anche l'inizio dei suoi rapporti con Theodor W. Adorno. Leibowitz fu inoltre vicino all'ambiente intellettuale dell'Esistenzialismo francese ed ebbe intensi rapporti con Jean-Paul Sartre, Maurice Merleau-Ponty, Daniel-Henry Kahnweiler, Claude Lévi-Strauss.
Dopo la messa al bando del repertorio dodecafonico nei paesi occupati dal nazismo, il dopoguerra vedrà Leibowitz svolgere un ruolo cruciale per la promozione e la diffusione materiale delle musiche di Schoenberg e allievi, non solo in Francia (la cui tradizione musicale era comunque rimasta piuttosto impermeabile all'espressionismo tedesco), ma anche nel resto dell'Europa e in America. Accanto all'organizazione di concerti, furono soprattutto le pubblicazioni degli anni '40, le monografie nonché i numerosi articoli pubblicati su «Esprit», «Les temps modernes», «Critique», a fare di Leibowitz un punto di riferimento della musica e dell'estetica musicale d'avanguardia europea. Le sue lezioni, private e pubbliche, a Parigi e in seguito ai corsi estivi di Darmstadt, attirarono numerosi compositori e musicisti tra i quali Hans Werner Henze, Vinko Globokar, Pierre Boulez. In seguito, questa devozione all'opera di Schoenberg esporrà Leibowitz ad accuse di dogmatismo e accademismo da parte di esponenti di un'avanguardia interessata ad uno sviluppo radicale della nozione compositiva di 'serialità'.
Glorie e disgrazie della sua missione di paladino della musica dodecafonica finiranno per porre in secondo piano e limitare l'interesse verso il resto della poliedrica quanto intensa attività di Leibowitz come storico e teorico della musica e come compositore. La documentazione presente nella tranche bolognese del lascito di Leibowitz mette in risalto soprattutto la sua attività come interprete e direttore d'orchestra, teoricamente riassumibile nella richiesta di un approccio analitico rispettoso della partitura e dell'intenzione del compositore, argomentata nel saggio Le compositeur et son double (1971). La cospicua produzione discografica di Leibowitz conta oltre 150 titoli, tra cui spicca la registrazione completa della sinfonie beethoveniane con la Royal Philharmonic Orchestra (RCA, 1961). Ad essa si aggiungono le registrazioni per il circuito radiofonico e naturalmente l'attività concertistica "ordinaria" di cui resta viva testimonianza musicale nelle partiture annotate conservate nella nostra biblioteca.